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Riflessioni sulle riflessioni

Ero giusto nel mio momento più filosofico della giornata, il lavaggio dei piatti, e mentalmente stavo inviando questo commento, quando il filo dei pensieri ha continuato per conto suo, verso il significato più serio di riflessione. E poi ha preso la tangente, come spesso fa.

No, non vado in giro a cercare foto, non guardo gallerie, flickerie, tumblosità o raccolte di fotografie altrui. Ce ne di ottime, piene di scatti interessanti ed originali, ma… —incerto?— credo non me ne freghi niente. Ce ne sono un sacco di ottime e interessanti, così tante che potrei spendere l’intera giornata a guardarle, alla fine della quale non avrei ottenuto nulla. Al massimo sovraccaricato il senso estetico, stressato coni e bastoncini, magari un filo di nausea da sovraesposizione.

E li mi sono accorto che è tutto così: ci sono triliardi di scritti interessanti da leggere, orde di motti faceti, battute, freddure in 140 o più caratteri. Devo leggerli tutti? Ci sono milioni di filmati, gif animate, frame contro frame esilaranti, emozionanti, divertenti. Posso permettermi di perderne alcuni?

In realtà, non mi servono a un cazzo. Potrebbero non esistere e le priorità della mia giornata non varierebbero di un millimetro. Dall’alzarsi pieno di buone idee al seguire il ritmo di polmoni ed intestini, dal costruire una casa al lavare i piatti: il 99% della popolazione della Terra, i loro pensieri, idee, sentimenti, meraviglie e mal di denti —tutto— non hanno alcuna utilità.

Resta, come fosse abbandonata su un’isola deserta, una piccolissima percentuale di umanità. Il tizio alla cassa del supermercato, la tizia che inchioda per farti attraversare la strada, l’anziana col borsone, il vicino di casa con le nevralgie; gli amici, conoscenti alcuni, limitati parenti. Non solo i migliori e più esaltanti momenti dall’altro capo del mondo, ma gli alti e bassi di una piccola sfera attorno a me, quella delle persone con cui sono in contatto.

E fra queste le persone di cui guardo volentieri le gallerie di foto, con cui scambio volentieri pessimi giochi di parole e pacche sulle spalle, di cui anelo leggere una pagina in più o un paio di IM di sfuggita in mezzo alla giornata. Delle quali sento importante il partecipare di eventi felici o meno, o semplicemente il condividere curiosi aneddoti. La vaccata, la filosofia, o la parete di codice size 9. Di cui sono felice di smezzare le fatiche, siano queste trasportare due birre o due divani. Di certo non è più il piccolo paese o la comunità di una volta, ma un piccolo intorno, una bolla di vicinanza lungo una dimensione interiore, ché tutte le altre sono deformate dal rapido fluire dell’informazione.

Il fatto che internet poi esponga a tutto il resto dell’umanità è inevitabile, ma il prestargli attenzione è una scelta. Non l’avevo notato, ma la mia è stata fatta tempo fa.

dreadnaut

Dreadnaut è un anziano signore che si lamenta dei giovani sugli autobus —insomma, è una vergogna— ed osserva il mondo che passa. Scrive di tanto in tanto su R'Lieh, ma è di casa altrove.

2 pensieri su “Riflessioni sulle riflessioni

  1. Ho riletto oggi il tuo commento, perchè la prima volta ero veramente distratto e non ne avevo colto il senso.
    Penso tu abbia ragione sul fatto che si debba in qualche modo e forma, diventare più selettivi su quello che ci interessa, sia perchè il tempo è sempre poco, sia perchè c’è veramente troppa polverizzazione della qualità dei contenuti. Se questo è quello che ho inteso dal tuo commento. Isn’t it?

  2. Non è che si ‘debba’, ognuno fa quel che vuole, spende il tempo come preferisce. C’è un sacco di roba di qualità, ma non riesco a dare valore allo scorrere lunghe pagine, lunghe liste di roba che avrò dimenticato dopo dieci minuti, che non è collegata in alcun modo a quello che poi faccio una volta distolto lo sguardo dallo schermo.

    Che poi vedere mille foto o leggere mille battute possa creare ‘assuefazione’ è un problema, ma credo separato. E dipende anche dalla persona e dagli interessi, quindi è saggio non generalizzare troppo —un po’ sì, fa bene al cuore.

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